Il Mestiere dell’Ebreo

Oggi è il diciottesimo giorno del mese ebraico di Iyàr, che corrisponde al trentatreesimo giorno del conteggio dell’Omer, e fu il giorno nel quale cessò la piaga che colpì i discepoli di Rabbì ‘Akivà. Il lutto che si osserva durante il periodo dell’Omer è quindi sospeso e si celebra la giornata con gite all’aperto, musica e vari generi di divertimenti per i bambini.

Lag Ba’Omer è anche il giorno della scomparsa di uno dei più illustri discepoli di Rabbì ‘Akivà, Rabbì Shimòn bar Yochai. In questo giorno, molti si recano alla tomba di questo grande saggio e mistico, a Miròn, in Galilea.

Prima di lasciare questo mondo Rabbì Shimòn impartì ai suoi discepoli di celebrare il momento come “il giorno della mia gioia”.

I maestri chassidici spiegano che l’ultimo giorno della vita di uno tzaddìk rappresenta il momento in cui tutti i suoi insegnamenti, le sue azioni e il suo operato raggiungono il culmine della perfezione e l’apice del loro effetto sulla vita di tutti noi.

Rabbì Shimòn, nel suo impegno assoluto nello studio della Torà, rientrava nella stretta cerchia di persone a cui venne attribuito il titolo di “Toratò Umanutò”, ossia di cui “la Torà è il mestiere”. Questa definizione halachica esonera coloro a cui viene attribuita da varie mitzvòt, a causa del loro impegno costante nello studio.

Anche tra i Tannaìm, i maestri della Mishnà, non molti arrivarono a questo livello. Ciò nonostante, qualche lezione dalla vita di Rabbì Shimòn la può trarre ognuno.

Infatti è possibile per ognuno considerare lo studio della Torà come se fosse il proprio mestiere.

È chiaro che un artigiano si occupa anche di altre cose a parte il suo mestiere. Al tempo stesso, l’occupazione principale sulla quale concentra le sue forze e rivela i suoi talenti è comunque nell’ambito del suo mestiere.

Lo stesso vale per lo studio della Torà di ogni ebreo. Ovviamente è la Torà stessa a riconoscere la necessità di lavorare e curare i vari aspetti della vita quotidiana terrena. Tuttavia, ciò non va in contrasto con i momenti dello studio, al contrario, la vita materiale inizia a riflettere e ad essere un’espressione pratica  dello studio.

Ma c’è qualche cosa in più. Nel momento stesso che l’ebreo studia la Torà  — questo vale non solo per la Torà nel senso stretto del Pentateuco, ma per tutto il corpo di studio ebraico — è come se non avesse alcuna altra occupazione al mondo.

È un ebreo che sta studiando la Torà. È il suo mestiere.

Basato sulle opere del Rebbe di Lubavitch זי“ע

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