Archive for giugno 2008

Mare, Montagna o… Deserto?

20 giugno, 2008

Durante il viaggio degli ebrei attraverso il deserto verso la Terra Promessa non sono mancati i momenti problematici. Forse quello più tragico è stato l’episodio degli esploratori, i meraglìm.

Dopo l’esplorazione di tutta la Terra quasi tutti i rappresentanti delle dodici tribù diedero espressione alle loro impressioni negative di essa, dicendo che gli abitanti fossero troppo potenti, le città fortificate inconquistabili, la terra inospitale, e così via.

La gravità del loro peccato e le conseguenze sono ben note. Il popolo ebraico ha dovuto subire una permanenza di quarant’anni nel deserto, finché non fossero morti tutte le persone della generazione uscita dal Egitto. Come sempre, l’aspetto mistico della Torà ci dà una visione ulteriore, una visione di un mondo unico, un mondo che contiene solo kedushà-santità, spiegandoci che perfino in un luogo del genere esiste la possibilità di peccare, ossia il non seguire la volontà di D-o.

Le fonti mistiche spiegano che gli esploratori e gran parte del popolo volevano rimanere nel “mondo del pensiero” o nel “mondo della parola”.

Che cosa vuol dire questo?

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La Kabbalà del Matrimonio II

13 giugno, 2008

La Joie de Vivre

Perché D-o non si vede? Cos’è il libero arbitrio? Se D-o dice “non uccidere” perché ti dà comunque la possibilità di farlo?! Cosa ci dovrebbe essere prima, la gioia o l’amore? Hai paura del matrimonio? Lo consideri un buco nero?

Le risposte a tutto ciò e molto di più le puoi sentire negli interventi della seconda edizione della Kabbalà del Matrimonio. Il primo intervento è di rav Shalom Hazan e il secondo (dal minuto 28 circa) di rav Ronnie Canarutto.

Clicca qui per sentire!

Commenti? Domande? Scrivi pure!

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Si Può Avere Tutto?

13 giugno, 2008

Nella Torà, anche la prossimità di due brani particolari può fare da spunto per approfondimenti, lezioni e applicazioni pratiche.

All’inizio della parashà di questa settimana D-o istruisce Aharon di accendere la menorà. Rashì, il commentatore per eccelenza, cita il Midrash che spiega il legame tra questa mitzvà e l’ultima parte della Parashà precedente che ci raccontava dei doni offerti dai capitribù per l’inaugurazione del Mishkàn.
Quando Aharon vide il contributo dei capitribù si sentì a disagio per il fatto che né lui né la sua tribù prese parte nel contributo. HaKadosh Baruch Hù gli disse: “Giuro che a te spetta un servizio più importante, perché tu accenderai e preparerai i lumi.”

Aharon, quindi, era triste perchè non ha avuto il merito di partecipare alle offerte inaugurative con tutti i capitribù, e la mitzvà della menorà diventa una risposta e una consolazione per lui.
Ma perché Aharon fu così dispiaciuto? È chiaro che lui e la sua tribù sono stati separati da tutto il popolo proprio per essere completamente dedicati al servizio del Mishkàn, il Tabernacolo. Colui che si occupava del servizio del mishkàn, anche per le offerte dei capitribù, era niente meno che Aharon stesso!

Possiamo capirlo precisando le parole di Rashì: Si sentì a disagio.

Aharon era completamente dedicato a quello che era la sua opera di vita, al servizio di HaKadosh Baruch Hù nel Suo tempio. Egli voleva partecipare alle offerte dell’inaugurazione perché non poteva assistere a una mitzvà fatta nella casa di D-o senza prenderne parte. Specialmente in questo caso che si trattava di un servizio inaugurativo, quindi nuovo e di base. Quando vide questo, non fu geloso, ma si sentì comunque a disagio.

Ciò può servire come lezione anche per noi: Quando vediamo una nuova iniziativa ebraica, quanto più se riguarda l’educazione — inaugurazione (Chanukà) in ebraico è legato a educazione (Chinuch)—ci dovrebbe turbare il “perchè non sono coinvolto anch’io”.

Ma non dobbiamo sentirci a disagio. Possiamo, e quindi dobbiamo essere coinvolti.

Basato sulle opere del Rebbe di Lubavitch זי”ע

La Torà: Pace e Unità

5 giugno, 2008

Riguardo il dono della Torà il Talmùd dice: “Benedetto sia D-o che ha dato una triplice Torà ad un triplice popolo, tramite un terzo genito nel terzo giorno del terzo mese” (Shabbàt 88a).

La Torà include tre parti: il Pentateuco, i Profeti e gli Agiografi; il popolo è diviso in tre: cohanim, leviti e israeliti. Moshè eral il terzo figlio, dopo Miriam e Aharon. Il dono della Torà accadde nel terzo mese (Sivàn) dopo tre giorni di preparazione da parte del popolo.

È chiaro che al numero tre viene attribuita una grande importanza. Per quale ragione?

Il numero tre è quello che simbolizza la possibilità di fare pace. Poiché quando c’è solo uno non ci sono dubbi né discussioni. Mentre quando ci sono due è chiaro che c’è un contrasto perchè non sono uguali (se fossero uguali sarebbero considerati “uno”!). Se c’è un terzo vuol dire che introduce e contribuisce qualcosa che i primi due non hanno – poiché è chiaro che D-o non ha creato qualcosa che non abbia uno scopo specifico (Talmùd Shabbat 77b).

Lo scopo del terzo quindi è quello di decidere tra i due precedenti per arrivare a fare pace. Ma la pace del terzo non è semplicemente una decisione di accettare uno dei due e scartare l’altro.

Secondo una delle regole del esegesi dei versetti della Torà, se ci sono due versi che si contrastano si trova un terzo che risolve il problema. Questo terzo verso non annulla nessuno dei due versetti illuminandoci invece sul significato profondo facendo sì che non ci sia più un contrasto.

La terza opinione decisiva è una nuova opinione più profonda con la quale possono trovarsi d’accordo anche le due opinioni precedenti.

Un esempio dalla nostra vita: Abbiamo due “opinioni” dentro di noi, l’inclinazione verso il bene e quello verso il male. La terza forza, quella della risoluzione e la decisione, riconosce la raison-d’être profonda di tutti e due i punti di vista. Il vero scopo dell’inclinazione verso il male non è di fare sbagliare l’uomo ma di metterlo alla prova in modo che possa scegliere il bene nonostante le tentazioni al contrario. Quindi le due inclinazioni del uomo hanno lo stesso scopo: portarlo a fare del bene e a portare una vera unità dentro la persona e nell’ambiente che lo circonda.

Basato sulle opere del Rebbe di Lubavitch זי“ע