Archive for giugno 2010

Il Tuo Serpente

18 giugno, 2010

Tra gli episodi raccontati nel libro di Bamidbar (Numeri) vi è quello del serpente di rame (21, 4-9).

Il popolo divenne impaziente nel viaggio ed iniziò a parlare contro D-o e contro Moshè. “Perché ci avete fatto salire dall’Egitto per morire nel deserto? Poiché non c’è né pane né acqua…”

Il Sign-re mandò contro il popolo i serpentei che morsicavano il popolo e morì molta gente. A questo punto il popolo venne da Moshè e disse: “Abbiamo peccato, poiché abbiamo parlato conto il Sign-re e contre te. Prega il Sig-re affinché tolga da noi il serpente”. Moshè pregò per il popolo e la risposta fu:

“Fatti un serpente [di rame] e ponilo su una pertica. Chi sarà morsicato lo guarderà e guarirà”.

E così fu.

I commentatori spiegano l’importanza del simbolismo. Non è il serpente che porta la morte (nel caso del morso) o la vita (nel caso del serpente di rame), bensì il Sign-re. Rivolgendo gli occhi verso l’alto (il serpente sulla pertica) ci si ricorda dell’onnipresenze e dell’onnipotenza del Creatore e si cerca di tornare ad Esso.

Mi soffermerei un momento, però, su un’altra indicazione da trarre da questi versetti. La risposta di D-o a Moshè, “fatti un serpente” e non “fai un serpente” indica, secondo i Maestri, che le spese di quest’opera avrebbero dovuto essere sostenuti dallo stesso Moshè e non da fondi pubblici.

Queste serve per dare una lezione sul perdono.

“Se ti viene chiesto il perdono”, è scritto nel Talmud, “non essere crudele nel perdonare”.

Cosa vuol dire non essere crudele nel perdonare? Come se fosse scontato che comunque la persona perdona ma deve fare attenzione a non farlo con crudeltà.

Il senso è che spesso anche avendo subito un’offesa, essendo persone mature si riconosce che l’altro avrebbe potuto sbagliare e quando questi si accorge del proprio errore e chiede il perdono, lo si perdona.

Il problema è che spesso rimane un filo di rancore nel cuore anche dopo l’aver perdonato il prossimo. “Sì ti perdono ma non voglio più frequentarti”… Oppure “Accetto le tue scuse, ma non è più come prima”

Questo vuol dire perdonare con crudeltà! Il perdono dovrebbe essere assoluto.

Lezione che insegna il Sign-re a Moshè e quindi a tutti noi, dicendogli che la cura per un male che il popolo ha subito per avere sparlato contro Moshè stesso, verrà dalla sua tasca proprio per dimostrare che il suo perdono è completo e assoluto.

Da un discorso del Rebbe di Lubavitch
Chukat 5744-1984
Adattato da Rav Shalom Hazan

Maggioranza e Ragione

4 giugno, 2010

Cari Amici,

Il mondo democratico nel quale viviamo trova il suo riscontro non solo nella maniera di governare ma anche nel nostro modo di pensare. La democrazia, che in greco vuol dire “governo del popolo”, vuole rispecchiare la volontà della maggioranza.

Ma la maggioranza ha sempre ragione?

Dal racconto della nostra Parashà sembra che non sia così. Il popolo manda 12 esploratori in Israele i quali ritornano e dieci su dodici esprimono un parere contrario al proseguimento del viaggio in Israele, citando problemi che avrebbero impossibilitato tale progetto.

Col senno di poi sappiamo che in quel caso la minoranza aveva ragione. Gli obbiettivi erano stati raggiunti nonostante le paure.

Secondo la Torà, “seguire la maggioranza” non è una formula per decidere qualsiasi cosa; vi sono delle verità immutabili, a prescindere di quale sia l’opinione maggioritaria in riguardo.

La formula “segui la maggioranza” si riferisce a delle situazioni di dubbio dei quali ci potrebbe essere una mancanza di informazioni sufficienti per decidere secondo delle logiche o delle verità assolute. In casi di questo genere si segue la maggioranza.

Proprio in momenti come questi, quando la grande maggioranza prende delle posizioni contro ogni logica e verità, conviene ricordarsi dei due esploratori Yehoshua (Giosuè) e Calèv che con convinzione e fierezza hanno issato la bandiera della ragione e della verità.

Shabbat Shalom,

Rav Shalom Hazan