Archive for luglio 2010

La Lezione dell’Ago

30 luglio, 2010

La data di questo Shabbàt, il 20 del mese di Av, è la ricorrenza della scomparsa del Rav Levi Yitzchak Schneerson (padre del Rebbe di Lubavitch) che è stato rabbino capo della città ucraina di Dnepropetrovsk, precedentemente chiamata Yekatrinoslav, dal 1909 sino al suo arresto nel 1939 quando fu esiliato in una zona remota del Kazakhstan per le sue opere “contro-rivoluzionarie” (ossia, continuando a divulgare la Torà e le Mitzvòt). Morì in esilio nel 1944 all’età di sessantesei anni.
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Rabbì Levi Yitchak Schneerson (1878-1944)

Segue un breve insegnamento tratto dalle sue scritte delle quali una minimissima parte è stata portata in salvo e pubblicato dal Rebbe, suo figlio. La maggior parte dei manoscritti di Rav Levi Yitzchak, che era uno dei più grandi kabalisti della sua generazione, furono confiscati al momento del suo arresto e mai rivisti.

La Mishnà che tratta la purificazione rituale di oggetti resi impuri cita il caso di un ago. Sarebbe difficile fare immergere l’ago nella profondità delle acque del mikvè (il bagno rituale, o la sorgente). L’ago viene quindi posato, per esempio, su un gradino che porta al mikvè e con la mano si creano delle piccole onde che, una volta lo coprono l’ago diventa puro.

Questa Mishnà nasconderebbe un’insegnamento eternamente rilevante. Un ago è uno strumento utilizzato per unire due elementi, bucandoli con la punta.

Metaforicamente parlando, l’uomo è un ago che ha la funzione di “cucire” e unire gli elementi materiali del mondo con quelli spirituali.

Ad esempio, quando un bambino beve un bicchiere d’acqua dicendo prima una benedizione per ringraziare il Sig-re, è come se dichiarasse che l’acqua non è altro che un’altra espressione della grandezza del Creatore.

Questa missione di avvicinare la materia allo spirito potrebbe anche essere pericolosa, poiché chi “lotta con uno sporco si sporca…” Com’è che si mantiene la propria purezza? Rimanendo sul “gradino” e facendo sempre passare l’onda dell’acqua che è spesso una metafora per la Torà. Chi si occupa della purificazione del mondo (ossia, tutti…) si protegge con “ondate” costanti di studio della Torà. Questo ci aiuta a “bucare” i problemi che ci circondano e fare passare il filo delle Mitzvòt (rappresentati tutti dai fili degli Tzitzit) per unire due mondi che sembrano distinti.

Il Miracolo della Torà Ritrovata

30 luglio, 2010

Foto della Settimana
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Una Torà antica di origine persiana, ritrovata dai nipoti dello scriba che lo scrisse due secoli fa e dedicata al Tempio Chabad Lubavitch di Port Washington, New York.

Sicuro Che Lo Meriti?

23 luglio, 2010

In quel momento pregai il Sig-re dicendo…

E’ così che Moshe descrive la sua preghiera e richiesta per potere entrare nella Terra d’Israele usando anche una parola (va’etchanàn) che i commentatori legano alla parola “chinàm” – gratuitamente. I giusti, dicono i maestri, fanno le loro richieste a titolo gratuito senza ricordare le proprie buone azioni come motivo per l’esaudimento della richiesta.

Di norma una persona che ha una richiesta da fare cerca di farla precedere dai propri meriti o i motivi che giustificano la richiesta. Moshè non si comporta in questa maniera.

“Mi merito questo perché….”

A quel punto è come se la richiesta fosse semplicemente un risarcimento di un debito. Questo potrebbe funzionare nelle interazioni tra uomini. Ma vi è qualcuno che possa dire che il Sig-re gli è debitore?

“Ho fatto tante mitzvòt, mi sono comportato bene nel lavoro” ecc… Per quanto siano grandi le opere della persona non costituiranno mai un “rimborso spese” nei confronti di ciò che la stessa persona ha ricevuto da D-o ossia la vita stessa.

Quindi neanche un Moshè, che di meriti ce li aveva, si sentiva in grado di menzionare quei meriti ricordandosi che in effetti nel rapporto tra uomo e D-o il debitore è sempre l’umano.

Adattato da rav Shalom Hazan dal commento del Kelì Yakàr

Le Giuste Priorità

2 luglio, 2010

Finalmente, dopo quarant’anni nel deserto, il popolo ebraico si trovava sulla soglia della Terra Promessa. Moshè era ancora la guida del popolo pronto ad attraversare il Giordano per conquistare e abitare la Terra.

È proprio a questo punto che un gruppo di persone – dalle tribù di Reuben e Gad – vennero da Moshè con una richiesta interessante.

“Noi abbiamo un’abbondanza di gregge”, dissero, “e la zona nella quale ci troviamo è molto adatta al pascolo. Vorremmo rimanere qui, oltre il Giordano, e non entrare nella futura Terra d’Israele”.

“Ma è possibile che i vostri fratelli andranno a combattere e voi rimarrete qui?” ribatté Moshè. “No”, dissero, “costruiremo dei rifugi per il bestiame e delle città per i nostri figli e poi ci affretteremo a prendere le armi e andare davanti ai nostri fratelli finché li porteremo al loro posto. Non torneremo alle nostre case finché tutti i figli d’Israele prenderanno possesso del loro territorio”.

Moshè accetta la proposta dicendo “…costruite città per i figli e rifugi per le bestie, e fate ciò che avete detto”. (Bemidbar 32, 1-42).

Si noti che nella sua risposta Moshè parla prima dei figli e poi del bestiame, mentre nella richiesta delle tribù l’ordine fu quello contrario.

Il grande commentatore Rashì scrive che queste tribù erano preoccupati più per i loro beni che per i loro figli e Moshè dovette impartire loro una lezione sulle priorità: prima la famiglia, poi i beni.

Certo che bisogna lavorare per poter portare avanti la famiglia, ma quando abbiamo questa Parashà davanti dobbiamo fermarci un attimo e pensare se abbiamo i valori al posto giusto e se le nostre priorità hanno un vero senso.

Gran parte del nostro tempo è preso dal poter arrivare al fine e non dal fine stesso, ma bisogna sempre ricordare che “la cosa migliore che si può spendere sui bambini non sono i soldi ma il tempo”.

Il sesto Rebbe di Lubavitch, Rabbi Yosef Yitzchak Schneersohn, disse che “la verra ricchezza non si misura con proprietà, azioni e così via. La vera ricchezza ebraica consiste nel essere benedetti con figli che camminano nelle vie del Sign-re.”

Ci auguriamo tutti, quindi, molta ricchezza…

Basato sulle opere del Rebbe di Lubavitch
Adattato da Rav Shalom Hazan

Nuovo Sefer in Vietnam

2 luglio, 2010
Foto della Settimana

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Il Tempio del centro Chabad-Lubavitch di Ho Chi Minh City nel Vietnam festeggia un nuovo Sefer Torà donato dalla famiglia Shadlov in memoria dei genitori vittime delle Shoà