Archive for luglio 2011

La cremazione è permessa?

29 luglio, 2011

Domanda:

Mio padre è stato sepolo in un cimitero ebraico, in una tomba doppia con una cerimonia guidata dal rabbino. Mia madre, che era ancora meno osservante, ha scelto di essere cremata senza alcuna cerimonia religiosa.

La mia domanda è: La sua morte è imminente. Sarebbe giusto, secondo la legge ebraica, sepellire le ceneri sopra la bara del suo marito? Oppure dovrebbero essere sepolti in una tomba adiacente?

Se questo fosse permesso, la famiglia potrebbe poi donare la seconda tomba ad un’altra persona.

Risposta:

Mi dispiace sentire della condizione di tua madre. Tuttavia i miracoli accadono; forse avrà molti anni ancora di vita. Ciò nonostante, è saggio affrontare questi concetti adesso e non aspettare.

La cremazione non è un modo ebraico. Il corpo è sacro; è il tempio dell’anima. Noi non bruciamo templi, nella stessa maniera che non bruciamo i rotoli della Torà o i Tefillìn. Non bruciamo ebrei. Poiché anche se la tua madre non si considera religiosa, sono sicuro che ha adempito a molte mitzvòt ogni giorno della sua vita. Quindi anche il suo corpo è un tesoro prezioso, un oggetto sacro.

Capisco che tua madre l’ha espresso come desiderio e un buon figlio esaudisce le richieste di una madre. In questo caso, tuttavia, ti è permesso ribellarti. Dopo tutto, se tua madre alungasse il mignolo chiedendoti di bruciarlo, lo faresti? A maggior ragione dovresti rifiutare quando te lo chiedo per il suo intero corpo. E’ un atto che non può essere invertito. Si dice che causa dolore all’anima. Nella mia esperienza, poi, è un atto che quasi sempre viene rimpianto dai familiari.

Questo ci porta ad un altro punto che hai sollevato: E’ probabile che un cimitero tradizionale ebraico non permetterà la presenza dell’urna nel cimitero, poiché sarebbe una sorta di conferma di una cerimonia decisamente non ebraica. Tu e i tuoi fratelli potete recarvi presso la tomba del vostro padre, e da quel luogo le vostre anime si possono connettere con il suo e portare onore alla sua memoria. Non potrà essere così con un’urna di ceneri. Le ceneri sono la distruzione di una memoria, un divorzio dell’anima dal mondo.

Potrei semplicemente rispondere alla tua domanda e avrei fatto il mio lavoro. Ma noi ebrei siamo responsabili l’un l’altro, e cerchiamo di essere presenti per gli altri come per la propria famiglia. Quindi, non sto scrivendo solamente per rispondere alla domanda, ma anche per esprimere la mia sincera preoccupazione e speranza che porterete la vostra madre ad una autentica sepoltura ebraica.

Ecco tre brevi articoli sul concetto della cremazioni che potrebbero interessarti (in lingua inglese):

Cos’è l’opinione dell’ebraismo sulla cremazione?

Perché nell’ebraismo non è permessa la cremazione?

Perché la legge ebraica proibisce la cremazione?

Rav Tzvi Freeman
Tradotto e adattato da rav Shalom Hazan

Ebraismo e Facebook vanno d’accordo?

15 luglio, 2011

Cosa potrebbre avere l’ebraismo contro Facebook? O Google Plus e altre social network? Come quasi tutto ciò che esiste, anche questi sono elementi neutri. Si possono usufruire per cambiare il mondo in bene o diventare uno strumento di distruzione (ricordate la pagina facebook che chiamava alla terza intifada?).

Non vi è, dunque, qualcosa nell’ebraismo che sia contro i social network, ammesso che non vengano utilizzati per fini poco rispettosi.

Approfondiamo un po’ l’aspetto psicologico dietro la creazione di questi luoghi virtuali per capire meglio la posizione ebraica in riguardo.

Le social network hanno il fine di aiutarci ad avere più contatti e legami sociali (e il facilitare questi legami). Cosa che fanno benissimo. Se una volta dovevamo chiamare o trovarci di persona per poter sapere come stanno gli amici, oggi facendo scorrere la schermata si può sapere chi va in vacanza, chi ha l’influenza, chi è nato e chi cerca lavoro. Sarebbe stato meglio comunque una telefonata o una visita personale? Certamente. Ma siamo troppo occupati per tenere conto dei dettagli di tutti i rapporti d’amicizia e la social network ci aiuta ad avere queste informazioni.

Dopo essersi collegati a Facebook (per esempio) si scopre una realtà molto triste. Scopriamo di avere bisogno della conferma degli altri. Iniziamo a misurarci secondo i ‘mi piace’ che riceviamo. Ne ho ricevuti venti? Sono proprio popolare… Nessun ‘mi piace’? Non ho proprio amici…

Questa dinamica ci porta a diventare molto superficiali nei rapporti, cercando sempre ciò che è popolare e gratificante nel momento, pur sapendo che dopo pochi secondi si perderà nelle miriadi di informazioni virtuali che lo seguono. Ma è come se fossimo dipendenti da ciò.

L’ebraismo ha un punto di vista molto diverso. Il primo ebreo, Avraham, si chiamava Ivrì anche perché si trovava dall’altra parte (dalla parola ‘ever, lato), schierato contro la mentalità del resto del mondo.

La mishnà dice: [Se una persona dice] ho faticato ma non sono riuscito, non credergli. Non ho faticato e sono riuscito, non credergli. Ho faticato e sono riuscito – credigli.

Se volessimo arrivare alla meta – quel che sia – non sarebbe possibile senza lo sforzo e la fatica. Forse chi ci è riuscito senza faticare ha goduto per un momento. Ma non credergli, non ci è realmente riuscito.

Cosa ne dite? Siete d’accordo che le social network ci fanno diventare più superficiali? Che converrebbe staccarsi un po’ dall’attività sociale virtuale e tornare a connettersi realmente con le persone? Se sì, clicca ‘mi piace’ 😉

da un articolo di Mendy Kaminker per he.chabad.org.
tradotto e adattato da Shalom Hazan

Le Tende Modeste

8 luglio, 2011

Le Tende Modeste

Nella Parashà della settimana si legge di Bil’am, profeta pagano che viene “assunto” per maledire il popolo ebraico ma che a suo malgrado non riesce che a benedirli.

In uno dei versi più belli e più citati, sul popolo ebraico Bilam si è espresso dicendo “Quanto son belle le tue tende, o Giacobbe! le tue dimore, o Israele!”
te

Oltre il senso semplice e poetico delle parole i Maestri trovano un significato anche riferito alle vere e proprie tende, le dimore degli ebrei in quel momento nel deserto.

Cosa vi era di bello nelle loro tende? Non tanto le tende stesse quanto il loro posizionamento. Le aperture delle tende erano poste in maniera tale da non lasciare intravedere l’apertura della tenda vicina, nel rispetto della privacy e la modestia propria e del prossimo.

La bellezza delle dimore quindi dipende anche dall’etica e la morale di chi ci abita. Un maestoso palazzo abitato da una persona presuntuosa e poco rispettosa (come lo era Bilam) emana energie che non possono essere considerate “belle” mentre una semplice baracca in cui si vive l’amore e il rispetto reciproco vale più di ogni bene materiale.

Il tutto parte dalla modestia sia estetica che interna, quindi l’umiltà, che è l’attributo caratteriale che porta a tutte le altre caratteristiche positive.

Questo periodo in particolare, quello estivo, porta sempre con sé delle difficoltà sul piano della modestia cosa che indica, di conseguenza, che vi sono anche delle forti energie per contrastare quelle difficoltà e superarle.

di Rav Shalom Hazan