Archive for marzo 2012

L’ascensore Infinito

30 marzo, 2012
L’ascensore InfinitoLa Parashà di questa settimana continua a specificare nei minimi dettagli le leggi riguardanti le offerte di sacrifici nel Santuario. Il maestro Don Yitzchak Abarbanel (Lisbona 1437, Venezia 1508) ne approfondisce il significato generale che rimane eternamente rilevante.

Secondo il Talmud il beneficio spirituale che avveniva tramite il culto dei sacrifici si ottiene oggi attraverso il culto della Tefillà, la preghiera. Infatti, le cadenze temporali delle tefillòt seguono quelle dei sacrifici. Abarbanel cita il Kuzari (Rabbì Yehudà HaLevì – Spagna c. 1080, Israele 1171) il quale descrive l’effetto desiderato della preghiera attraverso una parabola.
Quando una persona si mette a tavola la sua intenzione non è quella di soddisfare meramente il suo fame immediato. La persona vorrebbe nutrirsi con il pasto per poter evitare la fame fino al prossimo pasto. La Tefillà dovrebbe avere una funzione simile.
Quando si prega l’intento non è quello di legarci al Sign-re solamente durante il momento della preghiera. Ci si vuole assicurare che anche dopo la conclusione della Tefillà si continua a sentire l’amore, la vicinanza e il collegamento con D-o.
Secondo l’Abarbanel questo è il senso più profondo del verso in cui è detto “Questa è la legge del olocausto [il sacrificio arso interamente sull’Altare, NDR], rimarrà sull’Altare tutta la notte sino al mattino”.
Il termine “olocausto” nell’ebraico originale è “Olà” ovvero “[il sacrifico che] Sale in Alto”. Questo termine descrive anche la nostra neshamà, l’anima che si trova al nostro interno e che è costantemente presa dal desiderio di “salire” aldisopra del mondano ed unirsi con la propria Fonte.
La sera, il mattino e il pomeriggio abbiamo l’opportunità di pregare. Ma lo scopo è di perpetuare quei momenti facendo sì che permeino il resto della giornata.
E’ per questo che il verso dice “…tutta la notte sino al mattino”. Purché la Tefillà serale porti al giusto risultato, il suo impatto deve essere sentito tutta la notte, sino al mattino.
di Rav Eli Rosenfeld (Lisbona)

Video: Signora Eva Sandler

29 marzo, 2012

Massacro di Tolosa – un messaggio dalla Signora Sandler

23 marzo, 2012

Il mio cuore è spezzato. Non riesco a parlare. Non c’è un modo per esprimere il dolore divorante che risulta dall’assasinio del mio caro marito rav Jonathan e i nostri figli, Aryeh e Gavriel e di Miriam Mononego, figlia del preside della scuola Ozar Hatorah rav Yaakov e la sig.ra Monsonego.

Che nessuno debba più soffrire in questa maniera.

Siccome molti di voi, cari fartelli e sorelle in Francia e nel mondo, state chiedendo cosa potete fare per me, per la mia figlia Liora e per le anime dei miei cari marito e figli, sento che per quanto possa essere difficile, ho il dovere di rispondere alle vostre richieste.

La vita del mio marito era dedicata all’insegnamento della Torah. Ci siamo ritrasferiti al suo paese di nascita per aiutare la gioventù a scoprire la bellezza della Torah. Era un uomo veramente buono, affettuoso e altruista. Era sensibile a tutte le creature di D-o, sempre cercando il modo per scoprire la bontà negli altri.

Lui ed io abbiamo allevato Aryeh e Gavriel a vivere le vie della Torah. Chi avrebbe potuto sapere quanto brevemente avessero vissuto su questa terra, quanto breve sarebbe stato il tempo in cui sarei stata la loro madre?

Non so come io, i miei suoceri e la sorella di mio marito troveremo la consolazione e la forza per continuare, ma so che le vie di D-o sono buone e che Lui ci dimostrerà la strada e ci darà la forza per andare avanti. So che le loro anime sacre rimarranno con noi per sempre e se che molto presto arriverà il momento in cui ci riuniremo con la venuta del Mashiach.

Credo con tutto il cuore alle parole del verso “D-o ha dato, D-o ha preso; benedetto sia il nome di D-o”. Ringrazio D-o per il privilegio, quanto breve fosse, di poter allevare i miei figli assieme al mio marito. Ora il Sign-re li vuole vicino a Lui.

A tutti coloro che desiderano portare consolazione alla nostra famiglia e compiacimento alle anime di coloro che ci hanno lasciato: Portiamo avanti la loro vita su questa terra.

Genitori, baciate i vostri figli. Dite loro quanto li amate e quanto è vicino al vostro cuore il desiderio che siano degli esempi viventi della Torah, impregnati del timore del Cielo e l’amore del prossimo.

Perfavore aumentate il vostro studio della Torah, da soli o con parenti e amici. Aiutate coloro che hanno difficoltà a studiare da soli.

Perfavore aumentate la luce nel mondo tramite l’accensione dei lumi di Shabbat questo e ogni venerdì sera. (Perfavore anticipate un po’ l’orario pubblicato per aumentare ancora i momenti di santità nel mondo).

Si avvicina la festa di Pesach. Perfavore invitate un’altra persona nelle vostre case per far sì che tutti abbiano un posto ad un Seder per celebrare la festa della nostra libertà.

Assieme al ricordo amaro delle difficoltà in Egitto tanti anni fa, raccontiamo ancora quanto “in ogni generazione si sono messi contro di noi per annientarci”. E tutti insieme annunceremo con voce alta e chiara: “D-o ci salva dalle loro mani”.

Lo spirito del popolo ebraico non può mai essere spento, il suo legame con la Torà e le mitzvòt non potrà mai essere distrutto.

Che sia la volontà di D-o che da questo momento in poi conosceremo solo la gioia.

Invio le mie sentite condoglianze alla famiglia Monsonego per la perdita della loro figlia Miriam, e prego per la guarigione di Aharon ben Leah, che è rimasto ferito durante l’attacco.

Vi ringrazio del vostro supporto e amore.

Fonte.

E’ Colpa Tua!

9 marzo, 2012
Non è colpa mia

 
Questa settimana leggiamo la storia del vitello d’oro. Mentre Moshè si trovava sul monte Sinai D-o gli comunica quanto accadeva sotto, nell’accampamento del popolo ebraico.

“Va’, scendi, poiché il tuo popolo che hai fatto salire dal Egitto si è corrotto.” (Esodo 32:7). Secondo le fonti citate da Rashì in questo il Sign-re rimprovera Moshè. “Non è detto il popolo bensì il tuo popolo”, riferito agli estranei che si sono uniti all’esodo con il permesso di Moshè.

D-o attribuisce la colpa del peccato a Moshè in quanto sembrerebbe che lui di propria iniziativa ha accettato degli elementi esterni al popolo che poi lo hanno portato a degli errori gravissimi.

Chi erano questi elementi indicati dalla Torà con il nome “Erev Rav” (un grande miscuglio di gente)? Quando gli ebrei uscirono dal Egitto molti, possiamo chiamarli opportunisti, saltarano sul carretto della redenzione. Evidentemente non erano dei convertiti sinceri, ma Moshè li concesse il beneficio del dubbio. Ma, come dice il salmista “l’uomo vede con gli occhi ma D-o vede il cuore” e infatti nel momento che Moshè si assentò, hanno usufruito del vuoto per ribellare contro D-o.

Continuando a leggere il testo, troviamo che nel chiedere il perdono per il popolo Moshè si esprime dicendo “questo popolo ha commesso un grave peccato, forgiandosi degli dei d’oro”… (32:31). Noi abbiamo sempre sentito parlare di unico vitello d’oro, perché cambia la descrizione qui? Guardiamo di nuovo il commento di Rashì: Moshè alludeva al fatto che “Tu, Sign-re, ha dato al popolo tanto oro esponendolo alla tentazione di farne poi cattivo impiego”.

D-o dice a Moshè che è colpa sua e Moshè gli risponde che è colpa Sua… ma è un gioco?

Questi brevi passi celano un mondo di differenza tra due punti di vista: E’ preferibile vivere in povertà ma con la fede salda o in ricchezza, con tutte le tentazioni che questo comporta? Ci sono state da sempre molte discussioni tra i maestri su questo.

Nel periodo della guerra napoleonica contro la Russia, molti rabbini importanti pregavano per la vittoria di Napoleone, perché avrebbe portato più libertà e diritti. Rabbì Shneur Zalman di Liadì (autore del Tanya e fondatore di Chabad) era contrario a questa posizione e pregava per la vittoria dello Zar dicendo “è vero che staremo peggio materialmente ma staremo meglio spiritualmente”. (Interessante notare che il Rebbe citato non si limitò a pregare ma in quanto cittadino russo aiutò molto la campagna militare dello Zar, mandando alcuni suoi allievi a spiare negli accampamenti dei francesi, ed hai poi ricevuto dallo Zar un’onorificenza per sé e per i propri successori).

Il successore di Rabbì Shneur Zalman nella nostra generazione, il Rebbe di Lubavitch, era dell’idea che questa tesi valeva in quei momenti ma oggigiorno è preferibile la tentazione della ricchezza a quella della povertà e nel dire questo augurava sempre che tutti possano avere le possibilità di servire D-o con tutto il necessario. 

 
Di rav Shalom Hazan

Purim a Chabad Monteverde

9 marzo, 2012

Cari amici,

 Purìm al Chabad di Monteverde è stato un continuo di lettura della Meghillà, distribuzione di mishloach manòt (doni di cibo) e mattanòt laevionìm (doni ai poveri). La sera di mercoledì ha visto partecipare oltre 200 persone alla tradizionale festa al Tempio dei Colli Portuensi. Buffet cinese gradito da tutti, show di magia e truccabimbi e non è mancata una breve lezione per i grandi, per approfondire il significato della festa e un saluto dall’On. Federico Rocca, consigliere di Roma Capitale, che ormai è una presenza fissa e molto apprezzata alle nostre manifestazioni.

Vorremmo ringraziare tutti coloro che hanno partecipato e in particolar modo gli sponsor della festa: Kosher Delight di Alberto Ouazana e Happy Casa di Massimo Gai. Un ringraziamento molto sentito ai nostri camerieri preferiti che hanno servito il pubblico con professionalità: Alberto Levy, Claudio Di Neris, Lello Della Rocca e Massimo Micciulli.

La mattina di Purìm si è svolta la funzione di shachrìt con la lettura della Meghillà seguiti dalla colazione offerta da Fabio Di Veroli in occasione del suo compleanno.

Alla lettura della Meghillà in piazza di fronte a Chagat hanno partecipato decine di persone tra i quali molti studenti stranieri e turisti.

Seguiranno informazioni sulle molte altre attività organizzate da Chabad a Roma, per adesso auguriamo a tutti che la gioia di Purìm possa pervadere tutto il resto dell’anno!

Shabbat Shalom,
Rav Shalom e Chani

Foto della Settimana
Come ogni anno i ragazzi delle Yeshivòt di Chabad in Israele portano la gioia di Purìm ai soldati di Zahal, anche nelle basi più remote e segrete.

tzava