Giovedì 12 aprile – 20 Nissàn
Accensione candele : 19:29
Venerdì 13 aprile – 21 Nissàn
Accensione candele: 19:30
Shabbat 14 aprile – 22 Nissàn
Uscita Shabbat e Pesach alle: 20:33
Giovedì 12 aprile – 20 Nissàn
Accensione candele : 19:29
Venerdì 13 aprile – 21 Nissàn
Accensione candele: 19:30
Shabbat 14 aprile – 22 Nissàn
Uscita Shabbat e Pesach alle: 20:33
Chabad Lubavitch di Monteverde 22 gennaio 2010 – 7 Tevet 5770 |
Cari Amici,
Chi avrebbe mai pensato che i giornali di tutto il mondo parlassero dei Tefillìn? E’ quello che sta accadendo, causa un ragazzo diciasettenne che si è messo a pregare con i Tefillìn durante un volo da New York al Kentucky. Vedete in basso il legame sorprendente con la Parashà di questa settimana… Per informazioni sui Tefillìn in generale, clicca qui. Altra notizia interessante: La banca americana Chase ha creato un programma di beneficenza per distribuire fondi a 100 associazioni caritatevoli che riceveranno 25,000 dollari. La banca ha aperto la votazione su Facebook per scegliere 5 vincitori il primo dei quali riceverà ben 1milione di dollari e gli altri quattro 100,000$ ciascuno. Tra queste prime cinque vi è un’unica organizzazione ebraica: La Friendship Circle, un’associazione gestita da Chabad negli USA che si occupa di bambini disabili. Attualmente la Friendship Circle è al quarto posto e la votazione avrà fine stasera! Aiutiamoli ad arrivare al primo posto! Si può votare solo su Facebook (quindi bisogna essere iscritti). Clicca su: http://vote4fc.com e comunicalo a tutti i tuoi amici su FB! Per ulteriori informazioni sul concorso clicca qui. Per info sulla Friendship Circle clicca qui. Per informazioni sulla Chabad Haiti Relief Effort clicca qui. Signore e Signorine, vedete in basso le info per la riunione delle Donne di Monteverde che si svolgerà questa settimana! Shabbat Shalom! Rav Shalom e Chani Hazan |
Appuntamenti…Shabbàt al Tempio
Orari delle Tefillòt per Shabbàt 22-23 gennaio: 22 gennaio venerdì sera: 16,55 23 gennaio shabbàt mattina: 09,30 23 gennaio shabbàt pomeriggio: 16,50 Il kiddush di questo Shabbàt è offerto da Angelo Di Porto, Hazzak! Gli incontri della settimanamini-lezione 1: venerdì sera tra Minchà e ‘Arvìt: lezione di Halachà mini-lezione 2: Shabbàt mattina prima della Tefillà lezione sul significato delle preghiere Shabbàt pomeriggio dopo minchà: martedì 26/01: Tanya e Talmud ore 20,00 (uomini) mercoledì 27/01: lezione alle ore 20,30 (uomini e donne) Gruppo Donne di Monteverde La 2° edizione della preparazione della Challà con un intervento di un ospite speciale! La Sig.ra Bassi Garelik di Milano interverrà sul tema “La donna nell’ebraismo, è sottomessa o sottomette?” Non mancare a questa occasione speciale! Martedì 27 gennaio alle 20,30 al Tempio dei Colli Portuensi |
Foto della Settimana
Gan Rivkà Colli Portuensi ![]()
Finalmente stiamo apprendendo le letterine… ed ecco la Alef!
|
Aereo Dirottato Per i Tefillìn
Questa settimana molti quotidiani hanno rubato il mio mestiere mettendosi a spiegare concetti ebraici come i Tefillìn…Almeno mi hanno lasciato qualcosa però: non si sono accorti che la Parashà che studiamo e leggiamo pubblicamente questa settimana include anche la fonte di questo precetto! (La mitzvà è ripetuta due volte, l’ultima è la conclusione dell’intera lettura settimanale).
Il contesto storico è quello dei momenti finali antecedenti l’esodo dall’Egitto. Le ultime tre piaghe saranno raccontate in questa Parashà e il popolo inizia a formarsi formalmente con l’acquisizione di precetti – mitzvòt – trasmessi da D-o attraverso Moshè.
Tra questi i Tefillìn che fanno parte delle molte mitzvòt e usanze che ci ricordano l’Esodo.
Nel ricordare l’Esodo non stiamo cercando solamente di non dimenticare l’accaduto ma anche di nuovamente vivere l’esperienza. L’esperienza è quella di un popolo schiavo di un’altro che diventa libero per servire l’unico D-o.
I Tefillìn, che si legano sulla fronte in corrispondenza al cervello e sul braccio in corrispondenza al cuore, rappresentano proprio questo: il concetto di legare la propria mente, l’intelletto, e i sentimenti, le emozioni, alla volontà del Creatore.
Ogni mattina quando si mettono i Tefillìn e si riconosce questo concetto (come il codice di legge, lo Shulchan Aruch, ci invita a fare) si esce nuovamente dal’Egitto della schiavitù personale per accedere e legarsi a qualcosa di più elevato.
Questo per quanto riguarda i Tefillìn in generale. Un’altro messaggio mi ha colpito ed è quello dei Tefillìn messi pubblicamente (in questo caso dal ragazzo sul aereo) che mi ricorda un’ulteriore aspetto della Parashà:
Nel momento che il faraone si arrende, durante la piaga della morte dei primogeniti, corre da Moshè e Aharòn e li prega di uscire dalla sua terra con il loro popolo.
Secondo il Midràsh, Moshè disse al faraone: “Siamo forse dei ladri che escono scappando in mezzo alla notte?! Usciremo in pieno giorno!”
Penso che le parole di Moshè si riferiscono anche al piccolo “faraone” che ognuno di noi si porta dietro… L’ebreo non ha motivo di trovarsi in imbarazzo o di vergognarsi quando si comporta da ebreo. Anzi, la fierezza di noi ebrei potrebbe alimentare la tolleranza e la comprensione su molti livelli.
di rav Shalom Hazan
P.S. Se sei un maschio ebreo che ha compiuto 13 anni e vuoi mettere i Tefillìn ma non sai come contattami scrivendo un commento qui sotto.
Esodo 10:1-13:16
Gli Egiziani vengono colpiti con le ultime tre delle Dieci Piaghe: uno sciame di cavallette mangia tutto il raccolto, un buio fitto copre la terra e tutti i primogeniti egiziani vengono uccisi allo scoccare della mezzanotte del quindicesimo giorno di Nissàn.
Il Sign-re comanda la prima mitzvà al popolo d’Israele, ovvero di stabilire un calendario basato sul ciclo della luna. Essi vengono anche ordinati di portare un sacrificio Pasquale di un capretto, dopo la shechità il sangue dovrà essere spruzzato sugli stipiti delle porte di ogni casa, affinché il Sign-re sappia quali case saltare durante l’uccisione dei primogeniti. La carne arrostita dovrà essere ingerita quella notte insieme alla matzà e alle erbe amare.
La morte dei primogeniti finalmente induce il Faraone ad abbandonare ogni resistenza, è lui in persona a mandare i Figli d’Israele via dalla sua terra. Essi partono con tanta fretta che non hanno il tempo di lasciare lievitare l’impasto del pane che portano con loro. Prima di lasciare l’Egitto chiedono ai vicini egiziani di dargli l’oro, l’argento ed i loro vestiti.
Il Sign-re comanda i Figli d’Israele di dedicargli ogni primogenito e di commemorare l’anniversario dell’Esodo ogni anno, togliendo ogni cibo lievitato dalla propria casa per sette giorni, mangiando la matzà e raccontando la storia della redenzione ai propri figli. Essi dovranno inoltre indossare i tefillìn sulla testa e sul braccio come ricordo dell’Esodo e del loro patto con D-o.
Tratto dal sito chabad.org, traduzione di Chani Benjaminson per chabadroma.org e pensieriditora.it
Cari Amici,
Dopo la pausa invernale riprende l’attività della ludoteca Gan Rivkà.
Bentornati a tutti quanti!
Questa settimana si inizia a leggere ed a studiare il libro di Shemòt – Esodo.
Si racconta che una volta una persona fu arrestata e messa in galera. Rimase lì per molti anni in assoluta solitudine. Sembrava che non ci fossero più gli ufficiali del carcere, che fossero andati via lasciandolo solo.
Un giorno passa una persona anziana e dalla finestra intravede la presenza dell’uomo carcerato. Cosa fai qui? gli chiede l’anziano. “Sono stato arrestato e sembra tutti si siano dimenticati di me”. La persona anziana si avvia verso la porta dicendo “ma hai provato ad aprire?” Con la mano gira la maniglia della porta che si apre tranquillamente…
Come dire, a volte la piccola redenzione che cerchiamo già c’è, basta rendersi conto…
Shabbat Shalom!
Rav Shalom e Chani Hazan
Shabbàt al TempioOrari delle Tefillòt per Shabbàt 8-9 gennaio: 8 gennaio venerdì sera: 16,35 Gli incontri della settimanamini-lezione 1: venerdì sera tra Minchà e ‘Arvìt: lezione di Halachà Shabbàt pomeriggio dopo minchà: lezione con rav Bahbout |
Video della settimanaNel 1976 i giochi paralimpici (l’equivalente dei giochi olimpici per atleti con disabilità fisiche o intellettive) ebbero luogo a Toronto nel Canada. Vi parteciparono un centinaio di atleti israeliani, molti dei quali furono feriti in guerra per la difesa della terra d’Israele.
Approfittando del viaggio in Nord America, il gruppo si recò a New York per incontrare il Rebbe di Lubavitch.
Nel suo discorso il Rebbe sollevò l’idea che i termini “handicappati” o “disabili” non fosse corretto e che un termine “speciale” o “eccezionale” sarebbe più coerente. Colui che ha perso la facoltà fisica di un arto o una parte del corpo, riceve delle altre capacità, anche spirituali, che gli consentono di vivere una vita completa e piena. (Si tratta del 1976, quando ancora non erano di modo i termini ‘politicamente corretti’…)
Clicca la foto per vedere l’incontro (sottotitoli in inglese): Clicca qui per leggere la storia dalla prospettiva di una delle persone “speciali” presenti. “Il Rebbe disse grazie” (in inglese) |
Esodo in due puntate
28 gennaio, 2010Chabad Lubavitch di Monteverde
29 gennaio 2010 – 14 Tevet 5770
Cari Amici,
Il Rebbe di Kotzk disse: “Se io sono io perché tu sei tu e tu sei tu perché io sono io, allora io non sono io e tu non sei tu. Ma se io sono io perché sono io e tu sei tu perché sei tu, allora veramente io sono io e tu sei tu!”
Se una persona dipende dal riconoscimento degli altri, non varrebbe molto anche se avesse tale riconoscimento… Ma se è “qualcuno” perché si fa valere obiettivamente attraverso le sue azioni, è realmente valido anche senza rimunerazione…
Shabbat Shalom!
Rav Shalom e Chani Hazan
—-
Esodo in Due Puntate
La scorsa settimana abbiamo letto riguardo alla decima piaga che ha finalmente rotto la presunzione del Faraone e degli egiziani dando via al grande Esodo dall’Egitto: dopo quattro generazioni di schiavitù il popolo ebraico si mette finalmente in marcia verso la Terra d’Israele.
La storia non finisce lì. Nella Parashà di Beshalàch incontriamo di nuovo gli egiziani alla rincorsa dei Figli d’Israele nel deserto.
Ciò é sorprendente. Gli Egiziani non erano già forse stati sconfitti in Egitto?
Il Faraone stesso cercò Moshè ed Aharòn per esortarli a prendere il loro popolo ed andarsene al più presto! Chi è, quindi, questo potente Faraone che si presenta nel deserto pronto ad attaccarci con i suoi soldati e carri da guerra?
I maestri della Kabbalà spiegano che esistono due fasi nella ricerca della libertà da parte dell’uomo. Due stadi che corrispondono alle parashiòt di Bò e Beshalàch e, in parallelo, ai primi e gli ultimi giorni di Pesach.
Da un lato l’esodo dall’Egitto che avviene la prima sera di Pesach e dall’altro la spaccatura del Mar Rosso che avviene il settimo giorno di questa festa.
È necessario percorrere queste due fasi per ottenere una vera libertà proprio perché esistono due tipi di schiavitù. Il primo genere è quello imposto da una forza esterna, dalle catene che
ci legano – sia nel significato che emerge dalla Torà, come in Egitto, sia in senso metaforico.
Il secondo invece è una schiavitù che scaturisce dalla persona stessa, come quelle catene dalle quali essa stessa si lascia imprigionare: collera, la presunzione, l’inerzia… catene che la legano a se stessa.
Sciolte le catene del Faraone ci ci sente naturalmente uomini liberi. Il Faraone continua invece a perseguitarci: quello che incontriamo nel deserto è effettivamente lo stesso che abbiamo preso con noi uscendo dall’Egitto.
Siamo stati liberati dall’Egitto che ci teneva fisicamente prigionieri ma rimane ancora il lavoro di trascendere “l’Egitto” che si trova dentro di noi, di uscire dalle nostre limitazioni interne.
Per far ciò dobbiamo “aprire il mare”, penetrare la profondità di chi e cosa siamo per poi rivelare la nostra identità autentica.
Come spiega Rav Yehudà Loew di Praga nel suo Netzach Yisrael, in questo si manifesta l’identità di un popolo che è libero anche quando è fisicamente incatenato.
Perché ormai la sua anima non può essere sottomessa e serve solo il Sign-re.
Basato sulle opere del Rebbe di Lubavitch
adattato da rav Shalom Hazan
Pubblicato su Commenti sulla Torà, novità settimanale, orari shabbat | Leave a Comment »