Non so perché la visione dei fiocchi di neve ha un’effetto tranquilizzante (se visti da un luogo coperto e riscaldato ovviamente, e non intendo una macchina…) ma è così. Sarà che il bianco rappresenta per noi qualcosa di puro, di elevato?
Nella tradizione mistica ebraica si cita molte volte un versetto del libro di Daniel che ricorda la neve. In una sua visione notturna Daniel vede degli eventi strani che fungono da metafora per delle azioni che D-o avrebbe preso nei confronti dei popoli. Quando descrive il Sig-re stesso lo vede con delle vesti “di neve bianca” (Daniel 7,9).
Cosa rappresenta la neve e perché è proprio la veste che è descritta in questo modo?
Una delle spiegazioni tratte dalle opere della Chassidùt (Hassidismo):
Cos’è un vestito? Il vestirsi è una esigenza umana esterna (a differenza di quella dell’alimentazione che è interna). E’ anche uno strumento di comunicazione. La persona esprime qualcosa di sé attraverso la maniera nella quale si veste. Al livello elementare, ovviamente, il vestito copre e protegge la persona.
Nella kabalà le mitzvòt (i precetti) sono considerati “vesti”. Vesti nel senso che coprono, cioè nascondo i loro motivi più profondi che sono conosciuti solo da D-o ma anche perché, paradossalmente, rivelano ed esprimono qualcosa di Lui.
Se non fosse per le mitzvòt, noi non avremmo modo di “conoscerlo” o almeno di avere un legame con Esso. Quindi le mitzvòt comunicano.
Perché la neve allora? La bellezza della neve sta nell’insieme di tutti i fiocchi, della nevicata intera e non solo del singolo fiocco. Certo, è bello anche un fiocco, ma la nevicata è maestosa.
Daniel ci insegna che le mitzvòt sono vesti come la neve, belle quando sono prese una ad una, maestose quando sono messe insieme.
Tra tutte le mitzvòt questo concetto si esprime maggiormente in quella della Zedakà (giusta beneficenza). Della Zedakà è detto nel senso metaforico che D-o si veste di essa “come di un’armatura”. Avete presente quelle armature medievali formate di catene e di molti piccoli anelli?
Così come la neve è formata da innumerevoli fiocchi, la forza della Zedakà sta nei piccoli contributi che si uniscono non solo ad assistere gli altri ma anche a formare una grande protezione per chi effettua la mitzvà.
di rav Shalom Hazan
Basato su Likuté Torà Parashà Shelàch, discorso intitolato Ani H’ Elokechem
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Tag: chassidut, hasidismo, kabalà, neve, torà, zedakà
This entry was posted on 12 febbraio, 2010 at 9:41 am and is filed under Commenti sulla Torà. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed.
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La Neve e La Zedakà
Non so perché la visione dei fiocchi di neve ha un’effetto tranquilizzante (se visti da un luogo coperto e riscaldato ovviamente, e non intendo una macchina…) ma è così. Sarà che il bianco rappresenta per noi qualcosa di puro, di elevato?
Nella tradizione mistica ebraica si cita molte volte un versetto del libro di Daniel che ricorda la neve. In una sua visione notturna Daniel vede degli eventi strani che fungono da metafora per delle azioni che D-o avrebbe preso nei confronti dei popoli. Quando descrive il Sig-re stesso lo vede con delle vesti “di neve bianca” (Daniel 7,9).
Cosa rappresenta la neve e perché è proprio la veste che è descritta in questo modo?
Una delle spiegazioni tratte dalle opere della Chassidùt (Hassidismo):
Cos’è un vestito? Il vestirsi è una esigenza umana esterna (a differenza di quella dell’alimentazione che è interna). E’ anche uno strumento di comunicazione. La persona esprime qualcosa di sé attraverso la maniera nella quale si veste. Al livello elementare, ovviamente, il vestito copre e protegge la persona.
Nella kabalà le mitzvòt (i precetti) sono considerati “vesti”. Vesti nel senso che coprono, cioè nascondo i loro motivi più profondi che sono conosciuti solo da D-o ma anche perché, paradossalmente, rivelano ed esprimono qualcosa di Lui.
Se non fosse per le mitzvòt, noi non avremmo modo di “conoscerlo” o almeno di avere un legame con Esso. Quindi le mitzvòt comunicano.
Perché la neve allora? La bellezza della neve sta nell’insieme di tutti i fiocchi, della nevicata intera e non solo del singolo fiocco. Certo, è bello anche un fiocco, ma la nevicata è maestosa.
Daniel ci insegna che le mitzvòt sono vesti come la neve, belle quando sono prese una ad una, maestose quando sono messe insieme.
Tra tutte le mitzvòt questo concetto si esprime maggiormente in quella della Zedakà (giusta beneficenza). Della Zedakà è detto nel senso metaforico che D-o si veste di essa “come di un’armatura”. Avete presente quelle armature medievali formate di catene e di molti piccoli anelli?
Così come la neve è formata da innumerevoli fiocchi, la forza della Zedakà sta nei piccoli contributi che si uniscono non solo ad assistere gli altri ma anche a formare una grande protezione per chi effettua la mitzvà.
di rav Shalom Hazan
Basato su Likuté Torà Parashà Shelàch, discorso intitolato Ani H’ Elokechem
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